POLImed-Brescia propone un trattamento di sovrappeso, obesità, disturbi metabolici che tende a favorire l’acquisizione di un nuovo stile alimentare sano e corretto.
L’obesità costituisce un problema medico rilevante da affrontare anche nelle fasi precoci. Importante è stabilirne le cause, valutare l’aspetto psicologico che può essere correlato ( binge eating ad esempio); valutare l’indicazioni anche ad un approccio chirurgico.
L’Equipe medica di Polimed, in Brescia e provincia, offre consulenza per il problema dell’obesità.
Un buon programma dietetico deve considerare il raporto Omega 3/6, l’apporto di antiossianti, i micronutrienti, il corretto rapporto glucidi-proteine-lipidi, secondo le recenti conoscenze scientifiche in campo nutrizionale.
Il problema della maggior parte delle “diete” è di fare ottenere un calo ponderale più o meno marcato , in tempi a volte rapidi, ma senza favorire l’acquisizione di uno stile alimentare corretto e duraturo.
Sì. perché noi non parliamo di dieta, ma di nuovo stile alimentare.Ciò permette di mantenere i risultati di un calo ponderale progressivo e salutare. Senza effetto Yo-yo!
Cosa trattiamo:
- sovrappeso ed obesità in età adulta
- sovrappeso ed obesità in età infantile-adolescenziale
- diete personalizzate
- diete nei disturbi metabolici (dislipidemie, diabete, colon irritabile, patologia tumorale, epatopatie, aumentata resistenza insulinica, osteoporosi, donne in menopausa, donne gravide o in corso di allattamento)
- diete specifiche per intolleranze alimentari
- dieta naturale per celiaci (come bilanciare la dieta priva di glutine per ottimizzarne i benefici)
POLImed-Brescia
AMBULATORIO DI DIETOLOGIA
Consulente Dr.ssa Barbara Zanini
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ALIMENTAZIONE E NUTRIZIONE
A cura di Drssa B. Zanini
L’alimentazione è per l’individuo, una necessità vitale: gli alimenti apportano da una parte il combustibile necessario alla produzione di energia e, dall’altra, i principi nutritivi o “nutrienti”, indispensabili al mantenimento di un equilibrio biologico armonioso che si identifica con la buona salute. Questa, infatti, dipende in gran parte proprio da un giudizioso equilibrio fra i bisogni dell’organismo (che variano in funzione di numerosi fattori quali età, sesso, tipo di attività lavorativa) e l’apporto alimentare, sia di calorie sia di nutrienti. E’ opportuno, a questo proposito, fare una distinzione tra alimentazione e nutrizione.
Mentre la nutrizione è un processo involontario costituito dall’insieme dei processi grazie ai quali l’organismo riceve, trasforma e utilizza le sostanze chimiche contenute negli alimenti, cioè i nutrienti sopra ricordati, l’alimentazione è l’atto volontario, conseguenza di una serie di attività con cui l’essere umano sceglie gli alimenti adatti al consumo, li libera dagli scarti, li trasforma e li tratta in vario modo, sottoponendoli anche a cottura, se del caso, e infine li ingerisce. A partire da questo momento si parla di nutrizione: gli alimenti vengono digeriti nel tubo gastroenterico, i nutrienti vengono assorbiti e quindi trasportati al fegato e ai tessuti periferici, dove vengono utilizzati. Tutto ciò si realizza in modo involontario ed incosciente. Ciascuno di noi può, a suo libero arbitrio, mangiare carne o verdura, ma non può decidere di assorbire o non assorbire gli aminoacidi o le vitamine contenute negli alimenti e tanto meno influire sul loro destino. Esistono dunque molti modi di alimentarsi, ma uno solo di nutrirsi. Se infatti è indubitabile che il numero di piatti che si possono preparare con gli alimenti naturali esistenti è elevatissimo, tuttavia, quando questi alimenti sono ingeriti e digeriti, vengono ridotti ai soliti gruppi di nutrienti quali aminoacidi, zuccheri semplici, acidi grassi, vitamine e minerali. Possiamo mangiare patate o arance, ma la vitamina C contenuta nelle une o nelle altre viene assorbita e utilizzata allo stesso modo. Da tutto ciò si deduce che la nutrizione dell’uomo dipende essenzialmente dalla sua alimentazione: l’organismo utilizza quello che riceve e poiché l’alimentazione è volontaria e cosciente, essa è suscettibile di essere influenzata dall’educazione alimentare. Esistono moltissime prove a dimostrazione che un corretto modo di alimentarsi ha rappresentato nel corso degli ultimi cento anni un fattore di primaria importanza nel miglioramento dello stato di salute e di benessere. D’altra parte, molte malattie che risultano aumentate nella società attuale sono da collegare in gran parte ad errate abitudini alimentari. (Ministero della Salute, www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_128_allegato.pdf).
Capitolo I
ALIMENTAZIONE E OBESITA’
In base ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS/WHO), la percentuale della
popolazione adulta sovrappeso nell’Ue a 15 corrisponde all’incirca al 56% mentre è del 15% quella degli individui clinicamente obesi.
Dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolineano che l’86% delle morti e il 75% della spesa sanitaria in Europa e in Italia sono determinate da patologie croniche, che hanno come minimo comune denominatore 4 principali fattori di rischio: fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica. Queste ultime due condizioni sono alla base dell’allarmante e continuo aumento della prevalenza di sovrappeso e di obesità nelle popolazioni occidentali e in quelle in via di sviluppo, che ha raggiunto le proporzioni di un’inarrestabile epidemia. In particolare, l’obesità infantile, riconosciuto fattore di rischio per l’obesità in età adulta, è in continua crescita nel nostro Paese: gli ultimi dati ISTAT stimano la prevalenza di sovrappeso in 1 bambino su 3 nella fascia di età tra 6 e 17 anni, e la prevalenza di obesità in 1 bambino su 4 nella stessa fascia di età. Sempre secondo stime ISTAT in Italia vi sono circa 16 milioni di soggetti sovrappeso; il numero degli obesi supera 5 milioni con un incremento percentuale di circa il 9% rispetto a cinque anni fa. L’incremento dell’obesità è dovuto soprattutto all’aumento registrato nella popolazione maschile, in particolare nei giovani adulti compresi fra i 25 e i 44 anni e tra gli anziani. In Europa il sovrappeso e l’obesità sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete tipo 2, del 55% dei casi di ipertensione arteriosa e del 35 % di casi di cardiopatia ischemica; tutto ciò si traduce in 1 milione di morti e 12 milioni di malati all’anno! Sono numeri impressionanti paragonabili a quelli, di segno opposto, legati un tempo a carestie e pestilenze. Nello studio di Framingham condotto negli Stati Uniti è stato calcolato che la riduzione della aspettativa di vita nei soggetti obesi è di circa 7 anni. È evidente che, in termini di salute pubblica, le ricadute di questa epidemia sono quasi incalcolabili e imporranno ai sistemi sanitari nazionali scelte difficili delle quali è bene che i politici tengano conto. L’obesità influenza pesantemente anche lo sviluppo economico e sociale. Secondo la Carta Europea sull’Azione di Contrasto all’Obesità (Conferenza Ministeriale della Regione Europea dell’OMS, Istanbul, Novembre 2006), l’obesità e il sovrappeso negli adulti sono responsabili della spesa sanitaria nella Regione Europea per una quota che arriva fino all’8%; per di più, comportano costi indiretti, conseguenti alla perdita di vite umane, di produttività e di guadagni, che sono almeno il doppio dei costi diretti (ospedalizzazioni e cure mediche). Difficile, poi, calcolare i costi dovuti a minor rendimento scolastico, discriminazione lavorativa, problemi psicosociali. Inoltre ogni anno per obesità muoiono 390 persone ogni 100 mila abitanti e i giovani adulti con IMC superiore a 35 hanno una riduzione nell’aspettativa di vita fino a 10 anni.
Il tasso in assoluto più elevato di adulti sovrappeso o obesi è stato registrato in Grecia, dove il 75% della popolazione è sovrappeso e quasi il 20% è obesa. I dati rilevati dalla Task force internazionale sull’obesità indicano che esiste una prevalenza di uomini sovrappeso, mentre la popolazione femminile adulta tende maggiormente all’obesità (Iotf, 2005). Dalle statistiche dell’Iotf emerge inoltre che nell’Ue sono sovrappeso 14 milioni di bambini e che, di questi, 3 milioni sono obesi (Iotf, 2005). Quello che preoccupa maggiormente è che, nel corso degli anni ’90, questa tendenza è andata accelerandosi e gli attuali livelli di incidenza dell’obesità sono superiori rispetto a quelli che si sarebbero potuti prevedere sulla base di un semplice mantenimento della tendenza registrata dal 1970. Nei Paesi del Mediterraneo si riscontrano alcune delle percentuali più elevate di sovrappeso e di obesi, con la Grecia in testa seguita a breve distanza da Italia, Spagna e Portogallo. I dati dell’Oms (Infobase Who, 2006) suggeriscono inoltre che questa forte incidenza del sovrappeso e dell’obesità non si limita all’Europa o al mondo industrializzato.
I dati indicano piuttosto che questi sono diventati problemi mondiali e che interessano un numero crescente di economie emergenti.
Dal punto di vista della salute, l’obesità non è soltanto una questione di lotta all’eccesso di grassi: numerosissimi studi, tra cui quelli pubblicati nel 2007 dal Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (World Cancer Research Fund, 2007) e dell’Istituto americano per la ricerca sul cancro (American Institute for Cancer Research, 2007), confermano che si tratta di una malattia con un’incidenza crescente, che riduce la longevità e anticipa una serie di problemi di salute. Gli studi epidemiologici associano l’obesità a diverse malattie non trasmissibili quali tumori, insulino-resistenza, iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertensione e malattie della colicisti; altri problemi includono alterazioni di tipo ortopedico, disturbi respiratori e rischi chirurgici.
Le preoccupazioni nei confronti dell’obesità e delle sue conseguenze per la salute hanno indotto l’adozione di una serie di misure da parte dei responsabili delle politiche per l’alimentazione e la salute: una più attenta etichettatura degli alimenti, un’educazione alimentare migliore che preveda anche lezioni di cucina in ambiente scolastico e più attività fisica a scuola, maggiori controlli sulla pubblicità degli alimenti cercando di controbilanciare le campagne del settore privato con quelle per un’alimentazione sana, e utilizzando tasse e sussidi per incidere sui prezzi relativi a favore del “mangiare sano” (tema sintetizzato nelle richieste ricorrenti di una “tassa sui grassi”). L’industria alimentare, la grande distribuzione e il settore della ristorazione sono incoraggiati a diminuire l’impiego di grassi, sale e zuccheri negli alimenti trasformati e a ridurre le dimensioni delle porzioni consumate. (Schäfer Elinder, 2003)
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